ARTISTI E OPERE

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Abbiamo scelto di chiudere la mostra con una
immagine simbolica, che apre il cuore alla speranza. L'ha messa a disposizione l'artista Silvana Parente che ci offre anche una sua spiegazione del lavoro svolto. sperando di poter tornare a visitare le mostre, anche questa, dal vivo.


La fontana della Spinacorona (detta "delle zizze") è una delle fontane di Napoli. Addossata alla chiesa di Santa Caterina della Spina Corona, si erge nel centro antico, in Via Giuseppina Guacci Nobile (vicino a Piazza Nicola Amore).

Il soggetto principale è la sirena (icona mitologica di Napoli) che è in procinto di spegnere le fiamme del vulcano Vesuvio con l'acqua che le sgorga dai seni (il tutto è spiegato in una lapide di marmo con l'incisione Dum Vesevi Syrena Incendia Mulcet).La rappresentazione sta ad indicare che la bellezza di Napoli impedisca al Vesuvio di sommergerla nelle sue fiamme. L'originale statuetta della sirena dagli anni venti del XX secolo è custodita presso il Museo nazionale di San Martino, mentre come sua sostituta vi è una sua identica copia, riprodotta e scolpita da Achille D'Orsi. La ricca vasca rettangolare in marmo bianco è abbellita da altorilievi, ghirlande ed ulteriori stemmi del viceré. È coronata dalla raffigurazione del Vesuvio e dalla sirena Partenope.

Quanto all'interpretazione simbolica della scena, la Sirena è posta come autentica protettrice della città, poiché col latte versato dal suo seno spegne le minacciose fiamme del Vesuvio alla sua destra e dalla parte opposta irrora uno strumento musicale ai suoi piedi, ossia asseconda la vena musicale dei partenopei suoi figli». Insomma la Sirena Partenope rappresenta l'anima mitica della città. Simbolo di tradizione sapienziale e richiamo alle origini greche della città.

Il legame della città di Napoli con il sole ha origini antichissime, l’antica Neapolis era strutturata in adorazione del sole e degli dei ad esso uniti, Mitra prima, Apollo poi. Secondo Nicola Scafetta in “ Napoli: la città del Sole e di Partenope ” , l’intera città di Napoli potrebbe essere stata concepita dai suoi fondatori come un tempio di Apollo avente Partenope come sacerdotessa. Non sorprende quindi che la prima canzone napoletana conosciuta sia <<Jesce sole>> , presumibilmente composta nel Medioevo. Il ritornello recita:

« Jesce sole, jesce sole

nun te fa' cchiù suspirà!

Siente mai ca le ffigliuole

hanno tanto da prià...»


che sembrano reminiscenti di un’antica invocazione al culto del sole pronunciata all’alba. C’è anche un richiamo a certe fanciulle, che probabilmente erano le stesse sacerdotesse di Apollo che rappresentavano Partenope. Già nel 1200 circa, sulle colline del Vomero, le belle ragazze invocavano il sole affinché uscisse presto per asciugare le lenzuola stese al vento.

In questo canto si rinnova nei secoli il canto d'amore della vergine Partenope, e sopratutto la speranza che i napoletani ripongono da sempre nelle loro icone tradizionali come guaritori e protettori nella vita di tutti i giorni e nelle situazioni di calamità. Apollo, Partenope, San Gennaro, sono i saggi protettori. Partenope protegge e si protegge in questa immagine, spegne il fuoco del pericolo e indossa una mascherina che non impedisce il suo canto propiziatorio di speranza per i tempi migliori che tutti sospiriamo in questo periodo, Jesce sole, nun te fa' cchiù suspirà!


Silvana Parente